Centro per il libro e la lettura

Adriano Monti Buzzetti, nuovo Presidente del Cepell: “Il libro è nel dna intellettuale dell’immaginario italiano”

Ambasciatore della conoscenza e ponte tra l’interiorità dell’individuo e ciò che è altro da sé, tra il contingente e l’immanente della prospettiva umana. Tale è il miracolo tangibile del libro, la cui duplice natura di oggetto materico e luogo della mente è iscritta in profondità dentro al genoma intellettuale del nostro Paese.  Lungo una traiettoria che dalla più remota antichità arriva alle suggestioni multipolari del nostro presente, quella italiana si conferma storia di relazioni, d’innesti, di dialettica talora conflittuale ma sempre feconda tra tradizioni diverse (basti pensare al primordiale mosaico delle civiltà latine, celtiche, etrusche ed italiche che popolavano i nostri territori) nella cui felice sintesi ha trovato origine la specificità del nostro sentire come comunità nazionale. In questo percorso la familiarità con il depositum della parola scritta si rivela un tratto costante che in continuità diretta con l’opera salvifica degli amanuensi per il patrimonio classico, nel maturo Umanesimo colloca l’Italia tra i primissimi Paesi europei a recepire dalla Germania l’epocale invenzione della stampa a caratteri mobili. Tra i corruschi splendori di Venezia, dove le geniali intuizioni tipografiche di Aldo Manuzio e Francesco Griffo regalano al mondo il carattere corsivo (anticipando il settecentesco exploit dello stampatore-artista Bodoni) i granitici silenzi di una grande roccaforte della sapienza monastica come il monastero di Santa Scolastica a Subiaco, le prime tipografie fanno da apripista all’avventura dell’editoria moderna nella penisola. Questa ancestrale vocazione libraria si è ulteriormente rafforzata in epoche a noi più prossime: tra Sette e Ottocento i caffè letterari, le biblioteche e i luoghi di confronto culturale sulla più aggiornata pubblicistica – uno per tutti lo storico Gabinetto Vieusseux di Firenze – sono divenuti palestre d’idee che hanno stimolato la nascita di nuovi fermenti filosofici e di avanguardie, dando anche importanti contributi al dibattito civile. L’esordio del Secolo Breve, di fatto un’epoca eroica dell’editoria nostrana, ha quindi visto il formarsi di una nidiata di talentuosi pionieri dell’industria del volume come Rizzoli, Mondadori, Treves, Sonzogno Einaudi, Bompiani e via enumerando: precursori di levatura europea nell’arte raffinata di immaginare i libri, che di fatto dettarono i canoni del mestiere per gli anni a venire.

Collaterale ma non meno importante è stato poi l’apporto dei tanti cahier letterari come La Cultura di Ruggiero Bonghi, o di riviste-laboratorio come Omnibus, antesignano del rotocalco in cui il fiuto di Leo Longanesi avrebbe cooptato nomi come Montale, Brancati, Flaiano o il giovane Montanelli. Erede di questo prestigioso retaggio, oggigiorno l’industria del libro conferma la sua vitalità anche in uno scenario dove le sfide cambiano pelle ma restano impegnative. Al diffuso analfabetismo di un secolo fa sono subentrati gli strascichi della crisi economica e del trauma pandemico, il lievitare dei costi industriali e una strisciante disaffezione dalla lettura che, complice un uso talora disfunzionale del medium digitale, colpisce soprattutto le nuove generazioni. Ma nonostante le difficoltà non mancano segnali che inducono a sperare. L’ambizione di rafforzare la centralità della dimensione del libro quale opificio della maturazione personale e civica dell’individuo trova anzitutto un alleato nella varietà caratteristica del comparto editoria, prima industria culturale del Paese, dove il dinamismo e la lungimiranza dei grandi gruppi si sposa all’abnegazione con cui operatori medi e piccoli sperimentano soluzioni innovative ed  autori emergenti, assicurando al contempo visibilità all’importante patrimonio di saggistica incentrato su quella che Benedetto Croce chiamava, con affettuosa e tutt’altro che irridente familiarità, “la roba grave”. All’orizzonte generale si aggiunge il contributo artistico offerto dalla compiuta maturità espressiva del fumetto, “letteratura disegnata” secondo la definizione del grande Hugo Pratt, e quello tecnico dei nuovi supporti audio e digitali, di cui i dati più recenti confermano la crescita.

In sinergia con gli interlocutori di questo stimolante scenario, ed in piena continuità con il suo tradizionale ruolo di additivo culturale, il Cepell nei prossimi anni intende porsi sempre di più come una cassa di risonanza di quell’intimo dialogo tra le pagine e il cuore in cui riposa il senso più profondo del leggere. Anzitutto sostenendo con i suoi progetti e finanziamenti le iniziative per la fruizione dei libri che germinano nelle scuole, prime incubatrici di empatia col testo scritto, e nelle biblioteche. Queste ultime, in particolare, vanno aiutate a fare sistema con gli enti territoriali: per sottrarsi al pericolo di un’obsolescenza funzionale che alla lunga le marginalizzerebbe rendendole sterili arche sapienziali disancorate dal mondo, e parallelamente per rinascere nella percezione dei più giovani come spazi vivi di condivisione tra parole e pensieri. Non meno importante la priorità di agevolare la diffusione dei nostri autori sui mercati internazionali, come pure quella di rendere più capillare  l’interazione tra i numerosi festival dell’editoria che innervano la “penisola dei lettori” con la qualità delle loro proposte, creando preziose occasioni d’incontro tra i protagonisti della narrativa e il loro pubblico. Strategico è anche lo sforzo di amplificare le forme  d’interazione con gli influencer della Generazione Zeta, preziosissimi per  veicolare ai coetanei informazioni sui titoli in uscita attraverso le piattaforme della socialità telematica. Tra progetti consolidati e iniziative di nuovo conio, il denominatore comune resterà sempre quello di creare – con una particolare attenzione alle aree del Mezzogiorno d’Italia dove, dati alla mano, l’abitudine alla lettura è ancora un po’ più stentata che altrove – inedite possibilità per allargare il perimetro funzionale di una scrittura che sia al contempo prodotta, diffusa ed amata, e che lungi dall’arroccarsi su posizioni elitarie o passatiste apra ad una dimensione davvero popolare ed inclusiva della cultura. L’obiettivo ideale è ancora e sempre quello di propiziare nell’intimo di chiunque, senza distinzioni sociali o anagrafiche, l’esperienza con “le narrazioni di fatti, le storie, l’intreccio delle vicende umane” che nei libri fa propria Amedeo, il  protagonista del racconto L’Avventura di un Lettore di Italo Calvino: vale a dire soppesandoli, entrandoci dentro dapprima magari con riluttanza, infine “affidandocisi, correndo per le righe, attraversando il graticcio della pagina uniforme”. Per scoprire infine che “Oltre la superficie della pagina si entrava in un mondo in cui la vita era più vita che di qua, da questa parte”.

Adriano Monti Buzzetti è il nuovo Presidente del Centro per il libro e la lettura. Laureato in Scienze Politiche, Giornalista professionista e scrittore, è responsabile della Redazione Cultura del TG2.

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