Utilizzare la lettura per fare rete e favorire il dialogo tra persone di età e culture diverse: è l’obiettivo di “Leggere fra me e te per un ‘noi’ che va oltre i campanili”, il progetto del Comune di Spoleto – di cui la città umbra è capofila insieme ai comuni di Bastia Umbra, Corciano, Gualdo Tadino, Gubbio e Todi – vincitore del bando Città che legge 2018.
L’omonima qualifica è conferita dal Centro per il libro e la lettura, d’intesa con l’ANCI, alle amministrazioni comunali che si impegnano a svolgere con continuità sul proprio territorio politiche di promozione della lettura e permette di partecipare a bandi come quello uscito di recente che si chiuderà il prossimo 31 marzo.
Spoleto è un comune di poco meno di 38.000 abitanti situato nella parte meridionale dell’Umbria. Ha una storia antichissima e nel corso dei secoli, partendo dai romani e fino all’epoca del Ducato di Spoleto, è stato un importante centro di potere. In età rinascimentale ha perso la sua centralità strategica ma ha mantenuto una certa rilevanza come centro culturale. La sua storia si può leggere sulle facciate delle chiese, sulle torri, sulle mura e sui resti di epoca romana, ma anche nei racconti dei personaggi illustri che l’hanno visitata. Goethe, che nel 1786 aveva soggiornato in città, descrive il ponte delle Torri nel suo “Viaggio in Italia”. Nelle “Odi barbare” di Giosuè Carducci c’è una poesia intitolata “Alle fonti del Clitumno”, ispirata da un soggiorno del 1876 a Spoleto in cui il poeta volle fare visita alle fonti del Clitunno, una località poco lontana dalla città. E ancora, lo scrittore tedesco Herman Hesse, in visita in Italia, descrive così la città in una cartolina inviata alla moglie: “Spoleto è la scoperta più bella che ho fatto in Italia”.
La storia culturale di Spoleto non è solo nelle parole di chi l’ha raccontata. A partire dal 1477 la città ospita l’Accademia degli Ottusi, o Accademia Spoletina: un’associazione che promuove ricerche storiche, scientifiche, umanistiche ed artistiche nel territorio di Spoleto attraverso conferenze, corsi di studio, concerti e un’intensa attività editoriale. Tra i soci più illustri figurano Antonio Canova, Gioacchino Belli e Alessandro Manzoni. Il nome degli Ottusi deriva dal simbolo dell’Accademia, un rinoceronte che aguzza “l’ottuso corno” contro una pietra. Il significato simbolico rivolto ai propri membri è quello di aguzzare l’ingegno e di occuparsi in maniera pacifica e serena degli studi letterari e artistici a favore dell’intera città.