“La pandemia è stato un gigantesco momento di ristrutturazione profonda dei consumi culturali. Dentro questa enorme ristrutturazione nel mercato del libro si sono polarizzate le differenze, cioè chi ha letto, ha letto molto di più, ma hanno letto in meno persone”. Lo ha sottolineato Marino Sinibaldi, presidente del Centro per il libro e la lettura, intervenendo a un incontro sul valore della lettura, su quanto e su come si è letto in tempo di pandemia organizzato nell’ambito di BookCity Milano. “Il fatto che diminuisca la platea mi sembra un dato sanguinoso che nessun successo commerciale può compensare, ma va visto dentro questa ristrutturazione”.
Milano ha più lettori della media italiana, 64% contro 56% (chi legge almeno un libro in 12 mesi, compresi ebook e audiolibri, tra i maggiori di 14 anni), e soprattutto più lettori in digitale (e-book e audiolibri): 39% contro 26%. Inoltre, probabilmente perché ne hanno molte a disposizione vicino casa, anche se permangono grandi differenze tra centro e periferia, i milanesi frequentano di più le librerie fisiche che nel resto d’Italia. Sono questi i principali risultati dell’Osservatorio AIE sull’acquisto e la lettura di libri nel Comune di Milano realizzata in collaborazione con BookCity Milano su dati di PepeResearch e presentato oggi alla Cariplo Factory, nell’ambito della manifestazione milanese dedicata ai libri e ai suoi lettori. “Questa indagine, un unicum a livello europeo, è il nostro contributo alla città per un dibattito informato, e quindi l’attuazione di politiche efficaci, per la promozione della lettura e del libro a Milano – ha spiegato il presidente di AIE Ricardo Franco Levi –. I dati che abbiamo presentato indicano innanzitutto la ricchezza dell’esperienza cittadina, ma anche alcune disparità tra centro e periferia. Vorremmo che questo fosse il primo passo verso un Osservatorio permanente sui consumi culturali nel Comune di Milano e dell’Area metropolitana”.