In Italia si contano oltre settemila biblioteche aperte al pubblico, in molti casi sono gli unici presidi di lettura nel territorio e rappresentano un anello fondamentale della catena del libro. Il presente e il futuro delle biblioteche sono al centro del dialogo tra il Direttore del Centro per il libro e la lettura Angelo Piero Cappello e Antonella Agnoli, una delle massime esperte italiane del settore.
La conversazione muove da un tema che il Centro sta portando avanti da tempo, ovvero come tradurre in azioni concrete il concetto di “cultura come investimento”: «In Italia la cultura è un’infrastruttura fondamentale – sottolinea Antonella Agnoli – Io partirei dalla scuola, dalle biblioteche e da tutti gli altri luoghi culturali che devono per forza di cose trasformarsi. Soprattutto per i giovani che hanno bisogno di spazi e di modi differenti di stare assieme e di apprendere». Ma il tema non è solo culturale: «Investire nella scuola e nell’istruzione delle nuove generazioni ci permetterebbe anche di contrastare la povertà. Un dato del 2021 dice che in Italia ci sono 1 milione e 400mila bambini che vivono in povertà assoluta e che magari non potranno accedere ad un’istruzione superiore e universitaria o ai consumi culturali. E questo ha un costo sociale elevatissimo quando diventeranno adulti».
Nello stesso solco va la risposta di Cappello che aggiunge: «Proprio per effetto delle trasformazioni in corso nel mondo del libro e della lettura sta diventando improcrastinabile un intervento sulla cultura come fattore di investimento: gli interventi ‘a pioggia’, che sono stati utili a tamponare le urgenze dei momenti emergenziali, non lasciano sul territorio effetti di lunga durata. Esaurito il finanziamento pubblico, non resterà nulla in sua vece. Al contrario, agendo sulla stimolazione dei ‘bisogni’ culturali (anche defiscalizzandone i consumi) si avrebbero effetti di lungo termine sulla modificazione delle abitudini culturali e di vita dei cittadini». In questa prospettiva che ruolo possono svolgere le biblioteche?
L’esperienza pluridecennale di Antonella Agnoli può darci uno sguardo privilegiato su questo settore: «In Italia, nei comuni in cui le biblioteche sono aperte e funzionano, il servizio ha un riscontro molto positivo. Purtroppo, arriva ad una fetta molto piccola di popolazione. Io credo che se le biblioteche non cambiano, non avranno futuro. Perché anche nei posti in cui funzionano, alla fine i frequentatori sono sempre gli stessi e manca totalmente la fascia degli adolescenti. Bisognerebbe lavorare per capire perché i ragazzi non frequentano la biblioteca e come fare per renderla un posto più accogliente per loro».
Non esiste una ricetta magica ma è possibile attuare degli interventi a più livelli per trasformare le strutture fisiche e organizzative di questi luoghi: «Le biblioteche devono iniziare a ripensarsi a partire dagli spazi, rendendo fruibili quelli esterni e riorganizzando quelli interni, con meno scaffali e più salotti per la socialità. Poi bisogna portare avanti un discorso di programmazione condivisa con i cittadini, che sono quelli che questi spazi li devono abitare». Le fa eco Cappello: «Pensare la biblioteca con gli stessi paradigmi (funzionali e di servizio) con cui si parlava di biblioteca fino a qualche anno fa, può risultare oggi anacronistico: “biblioteca” non può più essere pensato come sinonimo di conservazione di libri, ma luogo in cui la lettura e i bisogni culturali in genere abbiano carattere multimediale e multicanale, in cui la risposta alla domanda di lettura/cultura sia declinabile non solo in termini di ‘volumi’ o tomi, ma anche in termini di immagini, suoni, pixel».
L’intervento del Direttore introduce un tema quanto mai attuale, quello legato alle nuove forme e modalità di fruizione della lettura che non possono più prescindere dal digitale. Le biblioteche italiane sono pronte a raccogliere questa sfida? «Le biblioteche spesso non hanno un personale adeguato ad affrontare la digitalizzazione del libro e della lettura e quindi spesso non riescono a rispondere alle esigenze dei cittadini – sottolinea Agnoli – tuttavia mi concentrerei più su altri fenomeni come Tik Tok e i social network in generale, per capire cosa intendono i ragazzi oggi per libro e lettura. Se noi non capiamo questo rischiamo di non arrivare mai a intercettare quella fascia. Purtroppo, la parola biblioteca in Italia si porta dietro un sacco di pregiudizi e dobbiamo essere noi bravi a reinterpretare le funzioni di questi luoghi per rispondere alle richieste dei più giovani».
Anche Cappello punta nella direzione del rinnovamento: «È giunto il momento di pensare alla biblioteca come a un luogo in cui il sapere converge tutto e in tutte le forme date: luoghi di approfondimento, senza dubbio, ma anche di intrattenimento (un intrattenimento di qualità) e di integrazione. Dove per integrazione non si intenda necessariamente e solo quella dello “straniero”, ma integrazione di modalità diverse della rappresentazione del mondo: integrazione di idee, di lingue, di forme e formule della narrazione della realtà. Va cambiata l’area semantica della parola biblioteca: dobbiamo cominciare a vivere e sentire la biblioteca come una sorta di agorà 2.0, dove immagini, parole, idee, suoni, colori, forme concorrono ad una rappresentazione multipla e simultanea della nuova realtà della conoscenza. Solo così possiamo immaginare nuove linee ed azioni di promozione della lettura, coerenti e in linea con i tempi».
Quanto detto finora non lascia intravedere un futuro facile per le biblioteche, ma la considerazione finale di Antonella Agnoli fotografa l’essenza di questa istituzione e ne rivendica tutto il suo valore: «Oggi abbiamo più che mai bisogno delle biblioteche perché la biblioteca è un luogo per tutti, che non discrimina e che apre le porte alla cittadinanza. Può accogliere, fornire degli strumenti di cittadinanza attiva, accesso a internet, corsi per acquisire nuove competenze. Il tutto in un contesto gratuito, e non credo che oggi questo sia un elemento da poco. Se pensiamo alle biblioteche in questo modo allora stiamo parlando di strutture imprescindibili per la nostra società». Un auspicio, ma anche un punto di partenza per immaginare la biblioteca di domani.