La Venice International University – VIU – ha proposto al Commissario Generale del Padiglione Italia alla Fiera del Libro di Francoforte, Mauro Mazza, di illustrare, insieme all’Università di Venezia e all’Università Sabanci di Istanbul, il ruolo svolto da Aldo Manuzio, il più grande stampatore della storia, attivo a Venezia tra il 1494 e il 1515.
L’esposizione Maunzio e la rivoluzione del Libro è stato inaugurata ieri nel corso della Buchmesse 2024, alla presenza del Presidente del Centro per il libro Adriano Monti Buzzetti e del Direttore Luciano Lanna, anche moderatore dell’incontro La cultura che unisce. Da Manuzio all’ebook, con Massimo Bray, Alessandro De Pedys e Umberto Vattani.
La mostra allestita all’interno del Padiglione Italia mette in luce, per la prima volta, l’influenza che Manuzio esercitò anche sull’Impero Ottomano, grazie alle innovazioni da lui introdotte nell’impaginazione, nei caratteri e nelle legature tra lettera e lettera. La prima rivoluzione del libro fu avviata da Johann Gutenberg a Magonza intorno al 1455 con l’invenzione del torchio e dei caratteri mobili. Tuttavia, i libri restavano simili a quelli visti fino a quel momento: grandi, pesanti, incunaboli non trasportabili, destinati alla lettura ad alta voce nei monasteri e nelle università.
La seconda rivoluzione giunse pochi anni dopo, grazie a un editore che lavorava a Venezia: Aldo Manuzio. Fu lui a inventare, 500 anni fa, il libro di piccole dimensioni, un formato che aprì al piacere della lettura individuale. I suoi libri si potevano portare con sé, come compagni di viaggio. Manuzio, nelle prefazioni, suggeriva di leggerli nelle pause di lavoro o durante le tregue nelle campagne militari. Come lui stesso affermava: “Li ho fatti così piccoli da poterli tenere in una mano e accompagnarvi nei vostri viaggi.”