L’8 marzo si celebra la Giornata internazionale della donna, una ricorrenza che ogni anno ci invita a riflettere sulle conquiste dell’emancipazione femminile. Per celebrare i valori di questa giornata, il Centro per il libro e la lettura ha intervistato Dacia Maraini, scrittrice da sempre impegnata sul fronte delle rivendicazioni dei diritti delle donne, secondo cui «non è un caso che le donne siano state tenute nell’ignoranza per secoli. L’ignoranza aiuta a mantenere lo stato di servitù e soggezione. Anche Virginia Woolf lo diceva: solo quando le donne avranno il diritto di studio e una stanza tutta per sé potranno pensare alla rivendicazione dei propri diritti».
Ma perché si festeggia l’8 marzo? In realtà, tutto nasce da un equivoco storico. Per molto tempo, la data convenzionale dell’8 marzo è stata legata a un tragico episodio avvenuto nel 1908, quando durante l’incendio alla fabbrica di camice Cottons a New York persero la vita decine di lavoratrici rimaste intrappolate nello stabilimento. L’evento, tuttavia, non è stato mai verificato. Piuttosto, molti storici ormai concordano sul fatto che il dramma della fabbrica newyorkese potrebbe esser stato confuso con un altro episodio molto simile, avvenuto sempre nella città americana ma tre anni più tardi. Infatti, il 25 marzo del 1911 le fiamme divamparono nella fabbrica Triangle provocando la morte di 123 donne. Tuttavia, la data dell’8 marzo si è imposta nel tempo come giorno dedicato alle celebrazioni. A prescindere dall’origine della data, le commemorazioni dell’8 marzo servono a ricordarci il percorso che le donne hanno fatto, e continuano a fare, per vedere riconosciuti i propri diritti e il proprio ruolo all’interno della società.
Senza dubbio, questo percorso è passato anche attraverso l’opera artistica e culturale di moltissime scrittrici, come ricorda ancora Dacia Maraini: «Alcune donne hanno analizzato, scrivendo, la condizione femminile e hanno dato dei giudizi storici molto precisi, che hanno aiutato le donne a capirsi storicamente. Penso alle mistiche, che rivendicavano un rapporto autonomo e personale col Cielo, cosa che scandalizzava e irritava le autorità ecclesiastiche. Non si chiamavano femministe ma lo erano nei fatti. Penso a Olimpia De Gouge, grande teorica dei diritti delle donne, che proprio per avere difeso la libertà femminile è stata ghigliottinata nel 1793. Penso a Cristine De Pizan, vissuta nel XIV secolo, che ha scritto “La città delle dame”. Oppure a Moderata Fonte, vissuta nel XVI secolo, che ha scritto “Il merito delle donne”. Penso a Virginia Woolf, a Simone de Beauvoir, a Sibilla Aleramo. Queste sono le teoriche. Poi ci sono le tante donne che con il loro esempio, pur non essendo femministe, sono state punti di riferimento per i processi di emancipazione. Penso a Saffo, a Isabella Andreini, a Ildegarda di Bingen, a Emily Dickinson e a tante altre scrittrici straordinarie che sono venute dopo».