Tra gli appuntamenti del Centro per il libro e la lettura al Salone Internazionale del Libro di Torino, hanno caratterizzato le prime due giornate i focus Leggere in pandemia 1 e 2, dedicati al cambiamento nella percezione del libro durante e dopo la pandemia da Covid-19.
Giovedì 14 ottobre Leggere in pandemia #1, in collaborazione con AIE – Associazione Italiana Editori, ha permesso di riflettere sui dati quantitativi e qualitativi di lettura degli italiani in questo momento storico, analizzati e discussi da Ricardo Franco Levi, presidente AIE, Marino Sinibaldi, presidente del Centro per il libro e la lettura e, in video, Giovanni Peresson, Ufficio studi AIE, moderati dal giornalista Paolo Conti: al centro del dibattito, i risultati di un’ampia indagine iniziata nel 2020, frutto della collaborazione tra il Centro per il libro e l’AIE, con l’obiettivo di analizzare le trasformazioni e i mutamenti degli italiani in rapporto al libro durante l’anno appena trascorso
Venerdì 15 ottobre, la seconda parte, Leggere in pandemia #2, moderata dal giornalista Damiano Fedeli e focalizzata sugli interventi pubblici a sostegno della lettura nel nuovo quadro disegnato dalla Legge 15/2020.
“Il primo passo è stato mettersi in ascolto di tutti i componenti della filiera editoriale – ha esordito Paola Passarelli Direttore Generale Biblioteche e Diritto d’autore, in Leggere in pandemia #2 – ascoltando e raccogliendone le esigenze. Tra i sostegni più significativi, quello alle biblioteche pubbliche che ha permesso di arricchirne il patrimonio librario e riflettere sulla programmazione degli acquisti, programmandola ex-ante, come dovrebbe sempre essere, e non più ex-post”. Un’iniziativa riuscita, come testimonia la partecipazione traversale delle biblioteche, da nord a sud.
Guarda alla programmazione a lungo termine anche Marino Sinibaldi, presidente del Centro per il libro e la lettura: “L’abitudine alla lettura è qualcosa che va costruito nel tempo: ciò su cui bisogna investire è la formazione di una classe di lettori ‘medi’. Per farlo è necessario che le politiche di lettura guardino alla realtà attuale, concentrandosi sui punti più deboli a livello anagrafico, sociale e territoriale, che ricerche come quella discussa nell’appuntamento di ieri, hanno messo in evidenza”.