L’8 settembre si è celebrata la Giornata internazionale per l’alfabetizzazione, un diritto umano essenziale per lo sviluppo economico e sociale, ed un’occasione unica per riflettere sull’importanza della capacità di leggere e scrivere. Istituita dall’UNESCO nel 1967, ha come obiettivo sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sul problema dell’analfabetismo, che coinvolge oltre 739 milioni di persone in tutto il mondo, in particolar modo le donne e le regioni meno sviluppate. “Senza alfabetizzazione non si può pensare di tutelare quegli elementi tipici delle nostre società, del nostro mondo e quindi lo stato di diritto, l’uguaglianza, la solidarietà, la giustizia, la tolleranza, la non discriminazione. Tutti questi valori che per noi sono fondamentali richiedono evidentemente dei livelli importanti e significativi di alfabetizzazione e di educazione”, ha dichiarato Enrico Vicenti, segretario generale della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO.
Nel corso della giornata Adriano Monti Buzzetti, presidente del Consiglio scientifico del Centro per il libro e la lettura, è intervenuto al podcast di Radio Vaticana “Il Mondo alla Radio”. Di seguito un estratto della sua intervista:
“Secondo i dati Istat, dal 2024 al 2025 c’è stata una decrescita di lettori 3,4%, che equivale a circa a un milione di libri in meno letti o venduti. Sempre dati alla mano, esiste nel nostro paese un 30% di non lettori, che rappresentano per la nostra istituzione una grandissima sfida, perché la pratica quotidiana del libro – che richiede naturalmente uno sforzo, è un piacere che va coltivato – è la chiave per l’accesso a una cittadinanza attiva, a un’evoluzione personale, sociale, civile. Del resto, il cammino biologico dell’umanità ci dice che la scrittura e la lettura risalgono a circa 6000 anni fa. La parola, nonostante tutto, resta lo strumento più antico. I libri rappresentano anche fondamentali strumenti strumenti di pace. Attraverso di essi ci apriamo all’altro, alla complessità del reale e alla diversità. Come ha scritto Umberto Eco, ““Chi non legge, a settanta anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto cinquemila anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’Infinito. Perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. E, senza denigrare assolutamente i device digitali, chi sceglie di leggere su supporto cartaceo non sbaglia, perché le neuroscienze ci dicono che le pratiche della lettura su carta e della scrittura a mano, sempre meno diffuse anche in ambito scolastico tra le giovani generazioni, attivano specifici processi neuronali e zone della nostra corteccia cerebrale più sofisticati rispetto a quanto avviene per i supporti digitali.“