Centro per il libro e la lettura

“Educhiamo alla lettura, il libro diventi un’esperienza collettiva”. Il presidente Iannaccone su “Il Mattino”

Educhiamo alla lettura, il libro diventi un’esperienza collettiva

di Giuseppe Iannaccone, presidente del Centro per il libro e la lettura

(Articolo pubblicato su “Il Mattino” di giovedì 18 settembre 2025)

L’intervento di Massimo Di Lauro che “Il Mattino” di ieri (giovedì 17 settembre, ndr) ha ospitato contiene dati incontrovertibili. Stime e rilevazioni fotografano una realtà che è sotto gli occhi di tutti. In Italia si legge poco e, quel che è peggio, tra i giovani – superate le colonne d’Ercole dell’adolescenza, quando la lettura è ancora una pratica diffusa, come documenta la buona salute dell’editoria per ragazzi – e il libro non corre buon sangue. Sarebbe facile additarne le ragioni, flagellando la dittatura degli smartphone, il disinteresse delle famiglie o magari le difficoltà della scuola, incapace di accendere la curiosità degli studenti (specie quelli delle scuole superiori).

Su quest’ultimo versante, nonostante l’impegno della gran parte dei docenti, varrebbe la pena di ragionare con coraggio. In questi mesi una Commissione di esperti è stata incaricata dal Ministero dell’Istruzione e del Merito di revisionare le Indicazioni Nazionali (i vecchi programmi, per intenderci) per il secondo ciclo di istruzione. Si tratta di suggerire indirizzi programmatici alle scuole superiori che, senza limitarne l’autonomia, propongano nuovi metodi e contenuti nella didattica della lingua italiana e della letteratura. L’auspicio è che la lettura di poesie, racconti e romanzi venga, già a partire dal biennio, liberata dagli alambicchi semiotici e dalle camicie di forza strutturalistiche che per anni hanno imperversato nelle scuole italiane. Se vogliamo alimentare il piacere delle storie, la suggestione dei versi, il fascino del libro non è necessario accedere nell’officina degli autori: lasciamo l’ossessione per le figure retoriche, per le tipologie del narratore, per le sequenze o per la metrica agli aspiranti studiosi o critici letterari. A quattordici anni la cassetta degli attrezzi stilistici e formali non serve: serve piuttosto l’incontro con il libro che appassiona, diverte, emoziona, stimola crescita e consapevolezza.

Per provare a cambiare rotta, è opportuno archiviare da un lato i rituali cahiers de doléances, dall’altro le utopie miracolistiche che balenano soluzioni a portata di mano. Allo stesso tempo, evitiamo di abbandonarci al fatalismo. I suggerimenti forniti da Di Lauro per sostenere una “politica del libro” sono in gran parte condivisibili, a partire dall’incentivo all’apertura di librerie indipendenti e dalla crescita dei fondi statali. Una strada che il governo sta perseguendo con decisione: l’approvazione del Decreto Cultura voluto dal Ministro Giuli raddoppia i fondi per le biblioteche e l’editoria rispetto al 2024. Ma, accanto alle fondamentali misure della politica, deve maturare la convinzione che alla promozione del libro l’ossigeno dell’assistenza e degli incentivi può bastare per sopravvivere ma non per fiorire. Specie al Sud, dove latitano librerie e biblioteche e il numero dei lettori diminuisce anno dopo anno. Non la passione di docenti e di tanti operatori della cultura, che in territori culturalmente svantaggiati non cedono alla rassegnazione. Come quelli che ho incontrato la settimana scorsa a Mesoraca, un piccolo comune in provincia di Crotone, durante un Festival dedicato a dibattiti, presentazioni librarie, spettacoli. In casi come questi – che vanno incentivati come occasione di inclusione -, nelle periferie lontane dalle luci dei riflettori e dagli echi della mondanità, la lettura sa diventare strumento di confronto e, insieme, fattore di coesione sociale. Il libro come esperienza collettiva, insomma: per invertire la tendenza occorre partire da qui.

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